Uno studio scopre nuove mutazioni genetiche del Linfoma B del cane. Vediamo cosa comportano.
Purtroppo, anche se è triste parlarne, anche ai nostri amati amici a quattro possono venire dei tumori.
Uno di quelli più frequenti nei cani è il linfoma a grandi cellule B. Ed è anche considerato un buon modello di studio perché è la stessa patologia nell’uomo.
Sono state per la prima volta identificate le mutazioni genetiche che sono presenti nel Linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) del cane.
A farlo sono stati ricercatrici e ricercatori di un team europeo che è coordinato dal Prof. Luca Aresu del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino.
È un risultato davvero importante perché è la prima descrizione che si fa del profilo genetico di questo tumore che colpisce Fido.
In collaborazione con l’Institute of Oncology Research di Bellinzona (Prof. Francesco Bertoni) e l’Università di Bologna (Prof.ssa Laura Marconato) è stato pubblicato questo studio dalla rivista di Nature, Lab Animal.
Questo studio potrebbe avere dei vantaggi sia per il nostro prezioso amico a quattro zampe sia per noi.
Ma andiamo a vedere cosa ha detto il prof. Aresu al giornale “La Stampa”.
Il prof. Aresu spiega questo tipo di tumore: “Il linfoma è il secondo tumore più frequente nel cane dopo il carcinoma mammario. È un tumore del sistema linfoematopoietico, quindi che coinvolge i linfociti, e, come nell’uomo, i linfomi ad immunofenotipo B sono molto più frequenti rispetto a quelli a fenotipo T o i linfomi di Hodgkin”.
Continua spiegando che è un tumore più frequente nei cani di media età, tre i 6 e 7 anni e specifica che viene “senza una predisposizione di sesso, mentre sono descritte predisposizioni di razza (Golden Retriever, Pastore tedesco, Dobermann, Rottweiler, Beagle). Nel cane colpisce primariamente i linfonodi per poi diffondere a livello sistemico, anche nel sangue e nel midollo osseo. Se ciò accade i cani possono vivere molto meno e, soprattutto, rispondono peggio alle terapie”.
Ecco un consiglio per tutti i proprietari di cani, coma fare per capire, quali sono i segnali di questo brutto male: “Accarezzando il cane si sentono dei linfonodi aumentati di volume, di solito sottomandibolari, quindi vicino alla bocca, o poplitei, negli arti posteriori, o sottoscapolari – continua il prof. Aresu – Sono come delle piccole palle che si vedono e facilmente si muovono. Nelle prime fasi della malattia il cane non presenta grosse problematiche cliniche, così come avviene in altri tumori dove l’animale magari non mangia o ha problemi a defecare. È ovvio che con il progredire della malattia, il cane inizierà a presentare uno stato deficitario, uno stato di scarso benessere in tutti i sensi”.
Ovviamente la domanda che poi sorge spontanea è che nel caso in cui uno si rende conto che il cane ha questi “segnali” cosa deve fare? Correre dal veterinario che tramite delle analisi specifiche e tutto un iter diagnostico controllerà il cane.
Gli studiosi hanno identificato delle mutazioni del gene TP53 che permetteranno in futuro di guidare la migliore terapia. Questo gene viene definito “il guardiano del genoma”.
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