La storia della piccola Elizabeth Ann ha attirato l’attenzione di tutti: come sempre, però, i pareri sulla questione sono contrastanti…
La scienza continua a fare passi da gigante e, tra i suoi obiettivi più grandi, c’è da sempre quello di tutelare le specie in via d’estinzione per salvaguardare la biodiversità del pianeta. L’ultima mossa è partita dallo scopo di salvare i furetti dai piedi neri, esemplari divenuti a serio rischio negli ultimi anni: nonostante i risultati, le modalità non hanno convinto tutti…
I furetti dai piedi neri, originari degli USA, sono praticamente scomparsi dalle grandi pianure per via della scarsità di cibo. I ricercatori del Wyoming Department of Game and Fish dunque si sono subito mobilitati e hanno catturato 19 esemplari per dar vita ad un progetto di riproduzione in cattività.
Benché siano stati reintrodotti ben 300 furetti, gli esemplari di partenza (che si sono riusciti a riprodurre) sono solo sette, dunque il loro patrimonio genetico è praticamente molto simile. Ciò comporta un elevato rischio di malattie, infertilità e via dicendo.
Ecco dunque come hanno deciso di muoversi i ricercatori…
Gli scienziati sono partiti da un evento passato decisamente rilevante: tra i furetti prelevati, c’era Willa. La piccola, pur non generando eredi, ha fornito alcune cellule epidermiche, spedite poi ai biologi del Frozen Zoo. Da qui, un nuovo ed incredibile tentativo di clonazione…
Ebbene sì, dalle cellule di Willa è stata clonata Elizabeth Ann, che ti mostriamo nell’immagine. I ricercatori sono molto fiduciosi della riuscita dell’esperimento in quanto i suoi futuri eredi, quando verranno reintrodotti nel loro habitat, avranno un DNA molto diverso da quello della specie attuale. Ne deriverà, dunque un loro arricchimento e salvataggio.
La tecnica che è stata utilizzata è sempre la stessa e in molti sicuramente ricorderanno in quanto già impiegata nel 1996 sulla pecora Dolly, clonata dalle cellule di un suo simile adulto. La clonazione infatti, per quanto in Italia non sia consentita per fini commerciali, è può essere comunque impiegata per scopi meramente scientifici.
In molti però non hanno apprezzato il gesto, in quanto considerato spreco di tempo e risorse, oltre che eticamente scorretto per gli animali: questa tecnica, infatti, potrebbe causare loro problemi di salute nel tempo. Quando dovesse, però, essere l’ultima spiaggia, potrebbe esserci poco da obiettare.
La clonazione però presenta anche numerosi limiti “oggettivi”: in primo luogo, per andare a “buon fine”, prevede l’utilizzo di cellule in buono stato e in numero sufficiente (condizioni non sempre soddisfabile in natura), ma soprattutto dei costi a dir poco esorbitanti. Per clonare Elizabeth Ann, ad esempio, ci sono voluti ben 40 mila dollari.
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