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Curiosità

Il disastro di Chernobyl e le assurde conseguenze sui cani

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L’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl rimane sicuramente uno degli eventi che scosso maggiormente l’Europa nello scorso secolo.

L’evento ha infatti lungamente impattato sulle vite di milioni di persone e, ancora oggi, i segni tangibili di quel disastro sono pienamente visibili.

Uno studio vuole fare i conti con gli effetti delle radiazioni sui cani di Chernobyl

Anche se da quel 26 aprile 1986 è trascorso tanto tempo da quello che è stato il più grave incidente nucleare della storia insieme a quello di Fukushima, nel 2011, gli effetti delle radiazioni sono tutt’oggi riscontrabili in quegli esseri viventi che ancora abitano nella zona.

La testimonianza vivente dei cani che abitano a Chernobyl

Se infatti dopo l’incidente decine di migliaia di persone furono costrette ad abbandonare la zona circostante l’impianto, così non è accaduto per gli animali, che hanno continuato a vivere (e, spesso, a morire) in quella che era la zona di alienazione, ovvero l’area intorno alla centrale dove per precauzione è stata vietata alle persone la permanenza per lunghi periodi di tempo.

I cani che abitano a Chernobyl appartengono a 15 gruppi familiari

I cani sono riusciti a sopravvivere in queste condizioni e, riproducendosi, hanno portato avanti generazioni di animali che hanno subito gli effetti delle radiazioni.

Oggi gli scienziati si dimostrano particolarmente interessati a studiarli, al fine di comprendere meglio che cosa comporti la costante esposizione a determinati livelli di radiazione.

I discendenti dei sopravvissuti

Quelli che oggi sono interessante oggetto di studio per gli scienziati non sono altro che i discendenti degli animali che sono riusciti a sopravvivere alla soppressione da parte del governo.

Se infatti molti animali perirono per l’esplosione e per gli effetti delle radiazioni, molti altri furono uccisi volontariamente dai soldati, che eseguirono l’ordine di abbattere cani e altri animali nel timore che questi potessero uscire dalla zona di alienazione e contaminare così le zone ritenute sicure.

Nonostante gli sforzi effettuati, non fu possibile procedere con l’abbattimento di tutti i cani. Quelli che riuscirono a sopravvivere, spesso grazie all’assistenza di alcuni operatori che lavoravano alle attività di bonifica della centrale, iniziarono a riprodursi, dando vita ai discendenti che ancora oggi popolano quella zona.

Ebbene, le analisi genetiche effettuate sui cani che oggi abitano a Chernobyl identificano 15 diversi gruppi familiari. Non sono invece ancora note le conseguenze della loro prolungata esposizione: per sapere in che modo l’estesa esposizione alle radiazioni abbia impattato sui cani (e, di conseguenza, come potrebbe impattare sugli esseri umani) bisognerà attendere la pubblicazione dei prossimi studi.

Una migliore comprensione degli effetti delle radiazioni, anche in relazione ai tempi di esposizione, potrebbe infatti rivelarsi utile per valutare correttamente i rischi di chi lavora in ambienti con livelli di radiazione maggiori del solito.

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