Per tutti gli amanti degli animali sembra un’assurdità (e lo è), ma nel 2023 c’è ancora chi è rinviato a giudizio per maltrattamento di animali e organizzazione di combattimenti tra cani.
Stando alle ultime notizie che arrivano dalla Liguria, sono infatti ben undici le persone (su diciotto indagate) che sono state rinviate a giudizio dal giudice per le indagini preliminari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento di animali e all’organizzazione di combattimenti tra cani.
Giunge così al termine l’indagine coordinata dal pm Barbara Bresci, avviata ben otto anni fa dalla squadra mobile di Imperia, che vede come parte civile del processo la Lega Antivivisezione (Lav).
L’indagine ha permesso di ricostruire l’esistenza di quella che è definita come un’ampia organizzazione, una rete di individui operanti in Italia e all’estero e dedita all’organizzazione di lotte tra animali e alla gestione delle altre attività illegali connesse.
Ricordiamo come le indagini partirono quasi per caso nel 2015 quando, di notte, sulla strada per Perinaldo un passante udì dei guaiti e dei latrati che provenivano dal cassone di un pick up.
Il passante avvisò allora le forze dell’ordine che, giunte sul posto, scoprirono che si trattava di un povero cane chiuso dentro una gabbia. Da lì gli investigatori risalirono al vicino allevamento di dogo argentini appartenenti a due fratelli ora rinviati a giudizio. Non solo: pochi giorni dopo questo fatto, l’auto della moglie della persona che denunciò l’accaduto venne trovata crivellata di colpi di arma da fuoco.
Sebbene al momento non sia possibile stabilire il collegamento tra i due episodi, i sospetti che possa trattarsi di una sorta di vendetta sono ancora presenti.
È proprio la scoperta dell’allevamento di cani da combattimento che ha fatto partire l’indagine vera e propria, poi allargatasi non solamente alla provincia di Imperia, quanto anche a Milano e Torino, e in Serbia.
Al di là di quello che sarà l’esito giudiziario, e ribadita la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, – sottolineano le associazioni degli animalisti che hanno seguito con preoccupazione tutta la vicenda – quello che deve essere sottolineato è da una parte la professionalità e le conoscenze tecniche degli investigatori, dall’altra parte i particolari emersi in questo contesto, che lasciano immaginare che le condotte perpetrate fossero comuni anche in altri ambienti.
Insomma, ancora nel 2023 ci sono organizzazioni criminali che organizzano combattimenti tra cani, lucrando molto denaro su questo business così violento e pericoloso.
Il processo inizierà il prossimo 6 giugno.
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