I bambini che crescono con un cane hanno una maggiore protezione dal morbo di Crohn, una malattia intestinale piuttosto diffusa. A sostenerlo è uno studio presentato alla Digestive Disease Week e condotto da un team di ricercatori canadesi guidato da Williams Turbin.
Stando alla ricerca “la mancanza di esposizione ai microbi nelle prime fasi della vita può portare alla mancanza di regolazione immunitaria verso i microbi ambientali” – si legge nei commenti allo studio, condotto utilizzando un questionario per raccogliere informazioni da circa 4.300 parenti di primo grado di persone affette dalla malattia di Crohn. Usando le risposte al questionario e i dati storici raccolti al momento del reclutamento, il team di ricercatori ha analizzato diversi fattori ambientali, come le dimensioni della famiglia, la presenza di cani come animali domestici, il numero di bagni in casa, il fatto di vivere o meno in una fattoria, bere latte non pastorizzato e bere acqua di pozzo.
Ebbene, l’analisi ha scoperto che l’esposizione ai cani, in particolare dai 5 ai 15 anni di età, è collegabile a una permeabilità intestinale sana e all’equilibrio tra i microbi dell’intestino e la risposta immunitaria dell’organismo. Fattori che, in ultima istanza, potrebbero aiutare a proteggere l’organismo dalla malattia di Crohn.
Un altro fattore protettivo derivante dall’analisi è la convivenza con tre o più membri della famiglia nel primo anno di vita, associata alla composizione del microbioma in una seconda fase nella propria vita. Si ritiene che il microbioma intestinale svolga un ruolo in diverse condizioni di salute, come la malattia infiammatoria intestinale, il cancro del colon-retto, il diabete e l’ipertensione.
Con tali premesse, i ricercatori auspicano che i risultati possano aiutare i medici a porre domande dettagliate ai pazienti per determinare quali sono i pazienti maggiormente a rischio. Tuttavia, il team ha anche osservato che i fattori ambientali della prima infanzia sono stati valutati tramite questionari. Pertanto, è necessaria una certa cautela nell’interpretazione di questi risultati a causa di possibili errori di richiamo al momento del reclutamento.
I motivi per cui il possesso di un cane e le famiglie numerose sembrano proteggere dal Crohn rimangono poco chiari.