Secondo quanto afferma uno studio pubblicato su Plos ONE, i cani sono più efficaci e rapidi dei test PCR nel rilevare il COVID. Stando ai ricercatori che hanno coinvolto oltre 300 volontari e cani addestrati a tale scopo, dunque, gli animali potrebbero concretamente aiutare a effettuare degli screening di massa nella popolazione in modo più veloce e meno invasivo di quanto non avvenga con i test nasali attualmente utilizzati.
Per arrivare a questo straordinario risultato gli studiosi hanno addestrato diversi cani ad annusare campioni di sudore umano prelevato su diverse parti del corpo, sedendosi poi quando percepivano la presenza del virus, e rimanendo su quattro zampe se invece non intercettavano il sospetto di tale presenza.
Ebbene, su 355 volontari, 192 sono stati riconosciuti come positivi dai cani e 31 di questi erano totalmente asintomatici. In termini relativi, i cani hanno garantito un tasso di precisione del 97% nel riconoscere le persone già positive e del 100% nell’individuare gli asintomatici o i presintomatici. Insomma, risultati davvero eccellenti che, in sintesi, aprono la strada alla possibilità di utilizzare i nostri amici a quattro zampe invece dei test, grazie all’esito immediato.
Ciò premesso, gli studiosi non sanno ancora in che modo i cani riescano a fiutare il COVID nelle persone affette da tale condizione. Sospettano ad ogni modo che possa trattarsi non tanto di un’unica sostanza chimica presente nel sudore degli ammalati, piuttosto di un insieme di aromi i cui livelli cambiano a seconda della condizione di salute.
Fin qui, gli aspetti positivi. Di contro, gli studiosi osservano come l’addestramento sia abbastanza lungo, dalle tre alle sei settimane, a seconda del livello di esperienza di base. Un altro possibile problema è legato al fatto che un cane che dà buoni risultati in un laboratorio potrebbe non ripetere gli stessi esiti anche al di fuori del centro, tra la gente.