Ogni anno centinaia di cani muoiono a causa della loro condizione: costretti alle catene, non riescono a fuggire in caso di pericolo e di necessità come, ad esempio, in una situazione di incendio.
Ebbene, nonostante i rischi e le ripercussioni di questa cattiva abitudine, nel nostro Paese è purtroppo ancora molto diffusa la pratica di legare i cani alle catene. In assenza di una legge nazionale, sono gli enti territoriali locali a stabilire le regole su come e dove sia possibile applicare o meno la catena: solamente Campania, Marche, Lazio e Umbria hanno messo al bando questa prassi. Altrove, invece, tutto tace, o quasi.
Qualcosa però sembra muoversi…
Le proteste delle associazioni di animalisti
Green Impact, Fondazione Cave Canem e Animal Law Italia hanno chiesto a gran voce che il divieto di legare i cani alla catena sia ora esteso in tutto il Paese.
Purtroppo, sottolineano ancora i rappresentanti delle associazioni, spesso questa cattiva prassi è tenuta dove gli animali non sono monitorati e dove non possono essere salvati in caso di pericolo, come nei terreni lontani dalle abitazioni.
Il rischio di questa condotta è drammatico: in caso di incendi questi animali non avrebbero alcuno scampo, essendo così condannati a una terribile e certa morte. Serve dunque un intervento immediato, al fine di ottenere in tempi rapidi l’emanazione di normative che possano diventare efficaci in tutta Italia eliminando questo comportamento.
Ad ogni modo, sottolineano le associazioni, sebbene vi sia ancora molto da fare nell’ultimo anno sono stati ottenuti alcuni risultati positivi. È il caso della Campania, che ha integrato la legge regionale del giugno 2021 introducendo il divieto della catena, mentre il Lazio ha modificato la legge previgente introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani alla catena.
Vedremo se, nei prossimi mesi, anche altre regioni muoveranno con decisione verso questa direzione.