Anche se lo abbiamo sempre saputo, e tutti i proprietari di cani ne sono consapevoli, ora c’è una certezza: guardare, sentire e toccare il migliore amico dell’uomo sviluppa e stimola i neuroni della corteccia pre-frontale, l’area del cervello che aiuta a regolare le interazioni emotive.
Tuttavia, il fatto che – in fondo – ogni padrone di un cane lo sapesse già, non sta certo a significare che i risultati di questo studio non siano a loro modo molto rilevanti. Tant’è che, proseguono gli studiosi, queste conclusioni potrebbero avere implicazioni sulla futura terapia clinica assistita dagli animali.
Ad ogni modo, andiamo con ordine. Lo studio, pubblicato su Plos One, ha rivelato che i cani aiutano le persone ad affrontare meglio lo stress e la depressione, e che l’effetto benefico persiste anche quando i cani non sono più presenti. Si riduce invece quando i cani vengono sostituiti con animali di peluche.
I cani aiutano a gestire meglio lo stress e la depressione
L’autrice principale, Rahel Marti, ricercatrice dell’Università di Basilea, in Svizzera, ha dichiarato che lo studio dimostra una volta per tutte che l’attività cerebrale prefrontale in soggetti sani aumenta con il crescere dei contatti e delle interazioni con un cane.
In termini più concreti, questo significa che le interazioni tra un uomo e un cane potrebbero attivare nel primo più eccitazione emotiva rispetto agli stimoli che potrebbe ottenere da oggetti non viventi, come i peluche.
A questo punto, l’autrice si spinge un po’ oltre e immagina quali potrebbero essere le evoluzioni di questo studio: se i risultati dovessero essere ulteriormente confermati, si tratterebbe di dati fortemente e clinicamente rilevanti per i pazienti con deficit di motivazione, di attenzione e di funzionamento socio-emotivo.
Nei confronti di costoro l’integrazione degli animali nei loro interventi terapeutici potrebbe essere un approccio promettente e decisivo per migliorare il coinvolgimento emotivo e l’attenzione.
Insomma, un’altra conferma del grande valore dei cani nelle terapie per i pazienti in difficoltà e, sicuramente, una base di lavoro per ulteriori studi in materia…