Un studio scientifico rivela chi tra il cane e il gatto sia maggiormente predisposto a comprendere di più gli esseri umani.
Un ultimo esperimento condotto da alcuni studiosi ha portato a dei risultati molto interessanti riguardo alle diverse capacità comunicative dei cani e dei gatti. I ricercatori hanno fatto tesoro delle reazioni di entrambi gli animali domestici mentre si trovavano in una situazione simile. Dagli input dati ai cani e ai gatti presenti e dalle risposte che entrambi gli animali hanno agli studiosi dato durante l’esperimento, si è infine compreso quale tra le due specie fosse maggiormente incline a comprendere gli esseri umani.
Come c’è differenza tra le persone che amano i gatti e le persone che amano i cani, anche tra cani e gatti hanno un modo differente di approcciarsi agli esseri umani. Secondo l’analisi condotta dai ricercatori sembra che il cane sia un compagno di vita più saggio rispetto al gatto.
Sebbene sia il cane che il gatto rappresentino entrambi un prezioso punto di riferimento nella quotidianità degli umani, soltanto i cani – per la loro speciale sensibilità – sarebbero i quattro zampe più adatti a rappresentare un ideale compagno di viaggio oltre che un modello adatto a studiare alcune delle principali abilità comunicative degli animali domestici in relazione ai loro umani di riferimento.
Come insegna la storia, nel percorso che ha portato al suo addomesticamento, il cane si è adattato sempre più al suo nuovo ambiente sociale ed è riuscito a sviluppare delle abilità comunicative in grado di elevare la sua compatibilità con gli esseri umani. I cani, dunque, non sono hanno la capacità di allungare la linea della vita dei loro amici umani, ma anche di “gesticolare” come fa un umano grazie alla loro sviluppata sensibilità. Riuscendo in parte a “mimare” i comportamenti e le azioni degli umani, il cane di qualsiasi età – rispetto al gatto – riescono più facilmente a comunicare con noi.
Nonostante si possa imparare molto dall’empatia tra cani e gatti, il micio continua a essere considerato più “timido“, nei suoi atteggiamenti nei confronti del suo umano di riferimento, rispetto al fido. Molti dei gatti che hanno partecipato all’esperimento, infatti, non avrebbe risposto – anche con diversi incentivi – agli input partecipativi volti a comunicare attivamente con i loro umani. Le conclusioni degli studiosi hanno dunque appurato come, differentemente dal gatto, il cane si configuri più strettamente come una specie sociale a tutti gli effetti.
Questo percorso di addomesticamento, a cui il gatto sembra essere stato da sempre più restio o, in ogni caso, meno ricettivo rispetto al fido, potrebbe essere dovuto alle differenti modalità che l’uomo ha avuto di interagire con esso. I gatti, infatti, mostrano un attaccamento e una necessità minore di comunicare con i loro umani di riferimento. O, più semplicemente, di fidarsi in modo più restio di ciò evincono dalla comunicazione umana.
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