Negli ultimi giorni una donna ha pubblicato un interessante resoconto di quanto gli accade quotidianamente, esprimendo delle riflessioni molto profonde sull’utilità del suo immancabile cane.
La donna esordisce affermando che di recente si trovava fuori a pranzo con alcuni amici quando ha percepito che stava perdendo contatti con la realtà.
A quel punto ha chiamato il suo cane Bokki sulle ginocchia, dove è rimasto, esercitando una profonda pressione sulle gambe fino a quando non si è sentito con i piedi per terra, e fino a quando il suo respiro non si è regolarizzato.
Quindi, ogni tanto, pare che Bokki abbia dato dei colpetti alla sua padrona per assicurarsi che fosse ancora lì con lui.
Insomma, quello che si è creato tra la proprietaria e Bokki è un legame molto profondo, tanto che la donna non esita a definire il suo cane “assistente” una vera e propria ancora di salvezza, il proprio personale ausilio per la mobilità e per una vita migliore.
La cosa che stupisce ancora di più, tuttavia, è che Bokki non è un cane guida, né un cane addestrato per lanciare allarmi in caso di crisi epilettiche. Dunque, anche senza adeguata formazione per la schizofrenia della padrona, Bokki è diventato in modo naturale il suo cane da assistenza psichiatrica.
Una via migliore grazie a Bokki
Senza Bokki – prosegue la donna – avrebbe dovuto lasciare il ristorante e non si sarebbe potuto godere la serata con i suoi amici. Sarebbe potuta essere un’esperienza molto spaventosa e, proprio per questo motivo, non finirà mai di essere grato al suo pet.
La donna ricorda poi di aver iniziato a sentire le voci all’età di sei anni ma che solo a 14 anni ha compreso che la sua esperienza non era universale, ma era più rara.
Capire che stava sperimentando allucinazioni e che gli altri ragazzini non le avvertivano, ha cambiato radicalmente la vita dell’uomo che, da quel momento, ha cercato una mano d’aiuto in tutti o, come in questo caso, una zampa d’aiuto!