Sarebbero i criceti i responsabili della diffusione della variante Delta del Covid-19? Ecco cosa sarebbe emerso da alcune evidenze…
I criceti sono animali domestici a tutti gli effetti: questi piccoli i roditori, infatti, sono spesso presenti nelle case della gente e tengono compagnia ai loro umani al pari di cani e gatti. L’ultima evidenza riscontrata a seguito di alcuni studi sul Coronavirus hanno aperto uno scenario davvero inquietante in merito al futuro di queste creature…
Secondo uno studio pubblicato sul database Pre-print with The Lancet (non ancora sottoposto a revisione paritaria), potrebbero essere stati dei criceti domestici infetti a diffondere la variante Delta ad Hong Kong.
La trasmissione del virus da criceto a uomo sarebbe stata dimostrata da un articolo pubblicato su Nature: a quanto pare, infatti, i criceti possono essere infettati al di fuori dei laboratori e questo avrebbe creato risvolti assurdi sullo sviluppo della pandemia nei mesi passati.
Ecco cosa sarebbe successo….
Ecco come i criceti avrebbero contribuito alla diffusione del Covid-19
Il Covid dunque sarebbe in grado di circolare anche in questi roditori per poi arrivare alle persone: la dimostrazione ne è proprio una commessa di un negozio di criceti, procellini d’india e cincillà ad Hong Kong, risultata positiva alla variante Delta, assente in città dal 2021. Considerato che la donna non ha avuto contatti con persone positive, è stato facile fare 2 più 2…
In passato sono stati documentati casi di trasmissione da visone a uomo, per questo motivo hanno deciso di verificare in tal senso anche gli animali del negozio e del mercato all’ingrosso.
È stato riscontrato che ben 8 criceti siriani su 16 testati presso il negozio e 7 su 12 testati nel magazzino hanno rivelato infezione da Covid per via di alcuni anticorpi nel loro sangue. Nessun roditore però ha mostrato sintomi del virus.
Inoltre, una donna che aveva visitato il negozio è risultata positiva, trasmettendo il virus anche a coniuge e figli. I ricercatori hanno così prelevato campioni di coronavirus dalla donna, dal coniuge e dall’addetta del negozio di animali e analizzato il genoma di ognuno di loro.
Confrontandoli con quelli dei criceti infetti, è emerso che la loro variante delta non si era mai presentata in città, seppure fossero comunque alquanto differenti tra loro. i ricercatori dunque hanno dedotto che i roditori avessero contratto il virus nel novembre 2021, prima dell’arrivo ad Hong Kong.
Marion Koopmans, virologa presso l’Erasmus University Medical Center di Rotterdam ha posto l’accento sul verificare la fonte dell’infezione nei criceti per capire come comportarsi per contenere il pericolo: “è importante precisare che il rischio di infezione tra queste due specie (uomo e criceti) risulta comunque piuttosto basso” ha specificato su Sanità informazione.