Per sconfiggere il temibile batterio della Xylella, si sta cercando di attingere a qualsiasi tipo di aiuto, animali compresi.
È proprio questo ciò che sta accadendo in Puglia, dove un team di cani con l’olfatto evidentemente sviluppatissimo è stato addestrato a riconoscere le piante infettate dal batterio killer che sta sterminando i preziosissimi ulivi della regione.
La task force chiamata per contribuire a questa importante impresa è composta da sei cani, di cui due jack russel, un pastore belga malinois, un segugio, un labrador retriever e uno springer spaniel inglese: riusciranno in questo ardito compito?
L’obiettivo della task force cinofila
Come ricostruisce la stampa locale, l’obiettivo della task force canina è quella di poter individuare le piante infettate dal batterio attraverso una solerte attività in alcuni vivai.
Il meccanismo della loro azione è simile a quello che già vede da tempo i loro colleghi impegnati nelle azioni antidroga: sfruttare il potentissimo olfatto dei c ani affinché possano individuare quali sono le piante infette, e bloccare così il contagio.
Il naso dei cani è uno strumento imbattibile!
Che il naso dei cani sia uno strumento formidabile non è certamente una novità. Da diverso tempo i cani sono impegnati nelle forze dell’ordine, dove i molecolari sono fortunatamente e con successo utilizzati su vari fronti, dall’antidroga alla ricerca di persone disperse sotto le macerie.
Dunque, l’idea è stata quella di provare ad addestrare cani molecolari già professionisti ad annusare e riconoscere il batterio della Xylella. L’ottimismo è tanto. D’altronde, i cani hanno un fiuto milioni di volte più sensibile a quello umano e se l’uomo riesce a individuare un cucchiaino di zucchero in una tazzina di caffè, il cane può farlo se lo zucchero è diluito in due piscine olimpioniche!
Ecco perché le autorità doganali di tutto il mondo li usano per contrastare molti traffici illeciti, dalle armi al denaro. I sanitari hanno poi più recentemente iniziato a utilizzare i cani per diagnosticare tumori, diabete e Covid. Insomma, un portento della natura che può essere efficacemente sfruttato e impiegato per arrivare alla risoluzione di gravi problematiche e scongiurare il peggio.
A questo punto, rimane solo da comprendere se i cani anti-Xylella che sono stati addestrati nel Salento riusciranno o meno in questo incarico. Per il momento i risultati sembrano essere incoraggianti. Quando in laboratorio sono state loro presentate diverse scatole nere, ciascuna delle quali contenenti delle piastre di laboratorio con il batterio (insieme ad altre che erano invece vuote), i cani hanno riconosciuto prontamente le piastre con la presenza della Xylella…